B-TRAGEDIES
di e con Marco Sanna e Francesca Ventriglia
Produzione Sardegna Teatro
“… poi in certi pomeriggi mi guardavo recitare, in una scena stanca, in una scena vuota. La cera colava e il cuore piangeva, la cera colava e il cuore piangeva…”
F. Fiumani “avevo tutto”
Tre riflessioni che affrontano ognuna una diversa tragedia shakespeariana. Macbeth, Amleto, Otello, per molti sono oramai grandi titoli da cartellone senza più alcun legame con l’esistenza reale. Allora noi che ne tentiamo ancora una valorizzazione forzata e compiaciuta, non siamo altro che grottesche e mostruose caricature?
Non c’è il tentativo di parlare a qualcuno, le parole cadono semplicemente al suolo ancor prima di superare la ribalta. Quel qualcuno dedito all’ascolto semplicemente non c’è più o non ascolta. Shakespeare sapeva per chi scriveva, ne conosceva i gusti, i difetti, condivideva sogni e incubi, noi no, non lo sappiamo più.
La necessità di queste tre riflessioni rifiuta di sacrificarsi sull’altare della speranza di notorietà, ma preferisce perdere nel buio coordinate e direzioni. Non cerca consenso attraverso una messinscena, ma canta lo spaesamento, il senso di esclusione, di squilibrio che sono le uniche emozioni che sentiamo di poter condividere, noi che agiamo, con voi che guardate.
Sulla scena opere altissime di cui rimangono solo gli avanzi.
Macbeth e Lady Macbeth ormai vecchi e rintontiti che intrecciano il loro quotidiano fatto di ricordi e cruciverba con il loro passato di assassini, non più in grado di distinguere fra i fatti a loro accaduti, le notizie di cronaca nera, e la pura fantasia.
Amleto, un altro Amleto, uno di meno, come se esistesse un numero finito di possibilità d’interpretazione. Amleto che spera si arrivi un giorno alla fine, al punto in cui non rivivrà più, perché troppo stanco di essere incarnato, distorto, esaltato, smembrato. Questo Amleto inizia dalla fine, dando per scontati gli avvenimenti che tanto sono sulla bocca di tutti, la storia che è poco più di una chiacchiera, i personaggi che semplicemente non si presentano in scena.
Otello e Desdemona sono due artisti mediocri, senza fantasia e senza talento ma con un desiderio disperato di ambedue le cose. Sono a Cipro e non succede nulla. Lontani quei tempi in cui i Turchi assediavano le coste, non è rimasto nulla solo la noia di chi sa di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. Cipro come metafora dell’agognato luogo di residenza, in cui passare un breve periodo di “studio” e concentrazione, una scelta quasi obbligata a cui l’artista contemporaneo è costretto nella giungla di bandi, residenze, call, casting, giri a vuoto e promesse mancate.