Con Antonio Murru. Regia di Antonio Murru e Donatella Pau.

Nato in occasione del trentennale della compagnia, lo spettacolo è mosso dall’esigenza di un tributo simbolico, al lavoro svolto in questi anni, ma anche al ruolo che ancora la burattineria riveste, sebbene silentemente, nel panorama delle possibilità espressive delle arti sceniche, con la sua straordinaria capacità di emozionare.

Anima e cuore sono gli ingredienti che un burattinaio deve trasferire nel corpo del burattino perché possa verificarsi il prodigio tutto peculiare del Teatro di Animazione, in cui un oggetto inanimato, agli occhi del pubblico, prende vita.

Di e con Roberto Scappin e Paola Vannoni.

Due cow-boy, poi improbabili danzatori, o forse solo due esseri in bilico ai limiti del paradosso pronunciano il loro bà-sta! un’esclamazione forte, quasi performativa, che traccia il confine dell’opportunità o della sopportazione e genera una cesura fra presente e futuro.
Sui margini di questa cesura si pongono le due figure attraversando ciò che necessita di essere ripensato, dal rapporto con la morte a quello con la bellezza, dal senso del teatro alla sua relazione con lo spettatore.

Di e con Maria Luisa Usai aiuto regia Irene Maiorino.

Giulietta Delli Fiori è una buffa clochard che vive in un’aiuola nei pressi della stazione. Sola, come un papavero dentro un vaso cinese in un salotto color panna.

Vuole gettarsi nel vuoto, vuole dimenticare l’amore. Ma il salto non avviene mai.

Si compone così il racconto di un cuore zoppicante che ride a squarciagola nel suo mondo incontaminato. Una donna, una barbona impigliata nelle maglie del tempo, è ossessionata dai fiori e dall’amore. Stanca dei continui colpi che le ha riservato la vita, ha deciso di farla finita, gettandosi da un dirupo.

Regia, drammaturgia e spazio scenico: Juri Piroddi, con: Antonio Sida.

Un giorno nella vita di un – ancora poco noto – scrittore ubriacone di 55 anni, vero “scarafaggio nella cattedrale”, la cui unica ambizione è quella di non essere nessuno.

Fra incubi, bevute, una conferenza sulla poesia, un giro all’ippodromo, i bar, l’incontro casuale con un messicano in un vicolo dei bassifondi nel cuore della notte a parlare di donne, di sesso, di alcol… Quando l’unica cosa che conta è provare a sentirsi davvero vivi mentre si è circondati da morti viventi: “Passai accanto a duecento persone e non riuscii a vedere un solo essere umano.”

Con Giulio Landis e Stefano Farris

Scritto e diretto da Giacomo Casti.

Due uomini seduti a un tavolo, in un non meglio precisato nascondiglio. In attesa. Un futuro tanto prossimo quanto indefinito, in una Sardegna che non è più la Sardegna di oggi, ma mantiene ancora forti tutti i suoi connotati e tutte le sue problematiche, sociali e politiche.
Rosencrantz e Guildenstern sono due personaggi minori dell’Amleto: spie, amici d’infanzia del principe danese e figure ambigue dalla fine incerta. Rosencrantz e Guildenstern sono morti è una piece tragicomica e un film del drammaturgo Tom Stoppard, lavoro ascrivibile ai territori del Teatro dell’assurdo.

Compagnia teatrale diretta da Claudio Morganti.

Con Francesco Pennacchia e Gianluca Stetur.

Uno spettacolo di archeologia teatrale. Alle origini del gioco. Laddove nasce la tradizione ormai perduta.

Il gusto ed il piacere della vera finzione. Quella autentica. Quella che privilegia il gioco e la santa idiozia. La fede nell’arte del fallimento.

Insomma, signori, potrete vedere due attori. Certamente il gradino più basso dell’umanità, ma pur sempre due persone, due esseri, due esemplari di una specie in via d’estinzione.

Un lavoro sulla figura di Armando Picchi.

Dopo Modigliani e Caproni, Picchi chiude la trilogia di personaggi celebri livornesi che Michele Crestacci e Alessandro Brucioni hanno scelto per raccontare lo spirito di Livorno.Attraverso una narrazione comica e intensa viene ricostruito il percorso umano e professionale del calciatore Armando Picchi.

Un simbolo di serietà, fedeltà e sacrificio.