Drammaturgia e regia di Giordano V. Amato
Con Eliana Cantone

Che cosa succederebbe se lo Stato distribuisse a tutti i cittadini denaro sufficiente per vivere senza lavorare?

Non si tratta di uno scherzo, ma di una teoria economica che ha sfiorato l’applicazione addirittura negli Stati Uniti poco meno di cento anni fa. Oggi è solo un’utopia dimenticata che nessun serio economista prenderebbe in considerazione. Ma in che mondo vivremmo se da cento anni in qua le persone invece che al lavoro e al consumo, avessero potuto dedicarsi alle loro passioni, o alle loro perversioni, o all’arte, alla bellezza, o semplicemente al pensiero.

Ci sarebbero ancora le guerre? E la fame? E le religioni? E l’inquinamento? Vivremmo ancora all’inferno? O saremmo tutti in paradiso? E lo Stato, dove li prenderebbe tutti questi soldi?
“A NOI VIVI! L’inferno.”, un termometro che misura la nostra maturità in quella scienza oscura chiamata “economia”.

liberamente tratto da “La via del pepe” di Massimo Carlotto.

Regia: Marco Sanna
con: Antonio Murru
Musiche: Mauro Palmas
Scene e costruzione burattini: Donatella Pau
Progetto e costruzione scene : Antonio Murru, Donatella Pau
Aiuto sartoria: Simona Careddu, Maria Pasqua Carboni
produzione Sardegna Teatro, Is Mascareddas

 

Un uomo sulla spiaggia, portato dal mare, di cui non sappiamo nulla. Come una cosa buttata li, un relitto, un rifiuto corroso e smussato dalle onde, qualcosa non più riconoscibile a cui non sappiamo dare un nome, che ha perso la sua funzione originale e adesso sta li davanti ai nostri occhi in attesa di una nuova identità. Inizia così la nostra storia, come quella dei tanti invisibili che sbarcano sulle coste italiane e attraversano la penisola da sud a nord per raggiungere il confine. Fantasmi, a cui viene assegnata un’identità solo nel momento in cui li si arresta e li si rinchiude, con l’unica colpa di aver esercitato il proprio diritto alla sopravvivenza, nessuno li cerca, ogni istante della loro esistenza è priva di certezze.
Lo spettacolo narra la storia di uno di loro, cerca di rendergli giustizia, ricostruisce la sua parabola umana, dalla partenza piena di sogni fino al rimpatrio forzato. Nel mezzo c’è stato un naufragio e Amal (questo è il suo nome) è stato il solo a salvarsi, la morte lo ha tenuto a galla e ha giocato con la sua vita, gli ha mostrato il destino dei tanti come lui che non ce l’hanno fatta, lo ha portato a spasso per il mediterraneo illustrandogli le gesta di quel popolo silenzioso, incapace di nuotare, che sfida il destino e le onde nella speranza di un domani migliore.

Con Giacomo Casti, Arrogalla e Gianluca Dessì
produzione Chourmo/Marina Cafè Noir 2015.

 

“Il paese di Sergio è una terra di linguaggi, di ombra e di luce, e di diversità. Egli capiva ciò che io dicevo. Lo sapeva già. Avevo in Sergio una bella proiezione di ciò che mi sforzo di diventare nelle angosce della scrittura. Il mondo ha perso uno di quei poeti discreti che fondano la forza dei venti e delle stagioni. Ho perduto un amico. Fratello, senza di te, mi sento di colpo impoverito di mille anni.” Patrick Chaimoesau.
Nel ventennale della sua scomparsa, un viaggio letterario e musicale nella sensibilità, nell’urbanità e nella ricchezza formale del grande scrittore cagliaritano Sergio Atzeni, accompagnati dalle musiche profonde e liquide di Arrogalla (al secolo Frantziscu Medda) ai campionatori e al live-electronics e Gianluca Dessì (Cordas et Cannas, Elva Lutza) alle mandole.

 

 

Tributo a Sergio Atzeni
Scritto, diretto e interpretato da Valentino Mannias
Musiche e rumori: Luca Spanu
Regia e disegno luci : Valentino Mannias

La storia che raccontiamo è quella di un giovane che parte lontano dalla sua terra: la Sardegna, piùprecisamente il Medio Campidano.
Giancarlo parte negli anni ’70 in cerca di fortuna, ma potrebbe lasciare la terra natia in ogni epoca, che sia di crisi o meno non importa: viene da una terra dove si dice sempre che “per i giovani non c’è futuro”, e chiunque consiglia di partire e di non tornare troppo presto.
“Bona fortuna e bonu viaggiu fillu miu, e abarra attentu!”
Un viaggio attraverso le generazioni, una brillante narrazione accompagnata da un musicista che sta con l’attore in tutte le situazioni che compongono il grande esodo.

di e con Roberto Scappin, Paola Vannoni
produzione quitidiana.com, Kilowatt festival Sansepolcro, Provincia di Rimini

Secondo capitolo della trilogia dell’inesistente.
Il primo, Tragedia tutta esteriore, alle prese con una vendetta;
il secondo, dal titolo “Sembra ma non soffro”, si confronta con l’attesa e l’estraneità; il terzo, Grattati e Vinci, si proporrà lo scrivere e il produrre attraverso i mezzi stessi dell’impotenza.
“Sembra ma non soffro” non si propone di indagare il dolore, ma di trattare l’indecenza del dolore, così come è indecente dire il dolore. Così indicibile da voler ostinatamente essere detto. Esiste un dolore reale? quello che rifiuta di essere detto?
L’estraneità e l’attesa di “Sembra ma non soffro” non rappresentano antidoti al dolore, sono semmai una degenerazione della sofferenza, tanto che nulla sembrerebbe legare le due figure in scena al tema che le ha scaturite, nulla tranne essi stessi, posti su due inginocchiatoi ma con niente di cui pentirsi né qualcuno a cui rivolgere una preghiera.

– Come figure incasellate nella striscia di un fumetto, aspiriamo a un altrove e ci dibattiamo come sbavature di un disegno nel recinto angusto della vignetta. –

Tratto da “la via del pepe” di Massimo Carlotto

Regia: Marco Sanna
con: Antonio Murru
musiche dal vivo: Mauro Palmas
Luci: Roberto Lamonica
ideazione e costruzione burattini: Donatella Pau
progetto e costruzione scene: Donatella Pau e Tonino Murru
Aiuto Sartoria: Simona Cadeddu, Maria Pasqua Carboni

 

Un uomo sulla spiaggia, portato dal mare, di cui non sappiamo nulla. Come una cosa buttata li, un relitto, un rifiuto corroso e smussato dalle onde, di cui si sono persi i contorni netti, qualcosa non più riconoscibile a cui non sappiamo dare un nome, che ha perso la sua funzione originale e adesso sta li davanti ai nostri occhi in attesa di una nuova identità.
Inizia così la nostra storia, come quella dei tanti invisibili che sbarcano sulle coste Italiane e attraversano la penisola da sud a nord per raggiungere il confine. Fantasmi, a cui viene assegnata un’identità solo nel momento in cui li si arresta e li si rinchiude, con l’unica colpa di aver esercitato il proprio diritto alla sopravvivenza, nessuno li cerca, ogni istante della loro esistenza è priva di certezze.

Lo spettacolo narra la storia di uno di loro, cerca di rendergli giustizia, ricostruisce la sua parabola umana, dalla partenza piena di sogni fino al rimpatrio forzato. Nel mezzo c’è stato un naufragio e Amal (questo è il suo nome) è stato il solo a salvarsi, la morte lo ha tenuto a galla e giocato con la sua vita, gli ha mostrato il destino dei tanti come lui che non ce l’hanno fatta, lo ha portato a spasso per il mediterraneo illustrandogli le gesta di quel popolo silenzioso, incapace di nuotare, che sfida il destino e le onde nella speranza di un domani migliore.

La morte è facile alle distrazioni, agli errori madornali, ne abbiamo tutti un esempio in famiglia: un figlio, un cugino una giovane zia, un gattino appena trovato, perdite inspiegabili dovute alla distrazione della signora con la falce. La morte si diverte con la musica, ed è questa a distrarla mentre Amal è in balia del mare. La musica arriva da molto lontano, da quello stesso luogo nell’Africa nera da cui Amal è partito, è suo nonno che canta canzoni alla luna, che intercede con sorella morte chiedendogli di prendere il posto di suo nipote. Andrà così infatti Amal si salverà grazie al sacrificio del nonno, arriverà in Italia, che forse non è neanche la nazione che desiderava come meta, finiranno li i suoi sogni e rimandato a casa, cioè in un punto qualsiasi di madre Africa, tanto è uguale, tanto sono tutti uguali.

Lo spettacolo è costruito su un doppio registro, da una parte la storia di Amal e del suo tragico viaggio, dall’altra una serie di personaggi che vivono una storia parallela, con i tipici equivoci della commedia all’italiana. Questo secondo piano s’interseca solo superficialmente con il primo, allo stesso modo in cui le nostre vite sono appena scalfite dalle orde di disperati che sbarcano sulle nostre coste, di cui ci accorgiamo solo nel momento in cui i loro viaggi si trasformano in stragi. I burattini, che saranno il cardine e la cifra stilistica dell’intero lavoro, sono da sempre espressione popolare per eccellenza, a loro sarà affidato l’onere di far vivere la storia attraverso le voci meno colte della nostra Italia, con quel tocco di irriverenza e sarcasmo tipico della loro tradizione.

 

Il terzo piano del lavoro è quello della coscienza, incarnata direttamente dal burattinaio, che costantemente si sposta da dentro a fuori la rappresentazione, esprimendo tacitamente la sua costante esitazione, la sua inadeguatezza nei confronti di un dramma davanti al quale scopriamo ognuno la nostra inutilità.

locandinasoglie

Search and destro è lo spettacolo vincitore del Festival Inventaria, organizzato dalla compagnia DoveComeQuando, presso il Teatro dell’Orologio a Roma, entrando a quindi nella stagione ufficiale del Teatro il 6,7,8, Maggio 2016.

Per essere un lavoro di ricerca che si è dimostrato capace di sorprendere anche dopo aver anticipato i propri stessi meccanismi scenici, e che riesce in ogni istante a solleticare lo spettatore su più livelli e con le modalità più svariate, grazie al suo piglio ironico in grado di toccare in maniera più che convincente plurimi registri e che ben si sposa con la serietà dell’approccio alla fonte shakespeariana.

Un ringraziamento grandissimo va ai ragazzi d’Inventaria, a tutti quelli che lottano e si sbattono per portare avanti premi, concorsi, festival, iniziative di visibilità in questo mondaccio del teatro, che fra i tutti mali che potevano capitarci è certamente uno dei peggiori. Una vita passata in questi ambienti bui, umidi e tristi, fortunatamente popolati, spesso ma non sempre, di esseri gentili e pieni di speranze.

Certo ci sarebbe piaciuto fare del buon, sano, vecchio rock’n’roll ma va bene così, andiamo fieri del nostro lavoro, consci del fatto che l’underground non è una fase di passaggio o un trampolino di lancio verso le stelle, ma una scelta di vita, uno spazio dove è possibile mantenere un’etica profonda e una libertà di espressione altrimenti non possibili. Uno spazio dove è possibile cadere e rialzarsi, dove non mostrare per forza e sempre la nostra faccia migliore, dove essere incazzati assume un reale senso di rivolta contro tutti quelli che sanno bene parlare, muoversi e cantare ma lo fanno tutti alla stessa maniera. Noi facciamo le cose “male” ma le facciamo ognuno a modo suo, non siamo i cloni di nessuno, in questo sta la nostra unicità.

Iggy Pop a tutti.

Meridiano Zero, Cucumea Teatro e Spazio T, queste le compagnie selezionate, saranno sostenute nella realizzazione dei loro progetti futuri fino al 2017.

Le compagnie selezionate all’interno del progetto GIOVANI IDEE promosso da Sardegna Teatro (Teatro di Rilevante Interesse Culturale) in rete con Cedac e diversi spazi culturali del territorio, saranno coinvolte in un percorso formativo, produttivo e distributivo nell’arco di un triennio.

I vincitori sono stati selezionati tra 37 progetti presentati durante il Pitch Contest, un evento di presentazione di idee, un format interattivo in cui i partecipanti hanno presentato, con una sintesi 15 minuti i loro progetti, sfruttando la possibilità di confrontarsi con alcuni esperti della realtà teatrale isolana, l’evento è stato organizzato al Teatro Massimo di Cagliari il 28 febbraio e il 1 marzo 2015.

Il progetto NordNordOvest presentato da Marco Sanna, Francesca Ventriglia e Maria Luisa Usai sarà dunque sostenuto da Sardegna Teatro con la direzione di Massimo Mancini, e prevede la realizzazione di tre diverse produzioni, una per ogni anno di durata del progetto, che affronteranno i temi dello scontro generazionale e dei rapporti con le tradizioni teatrali. Il percorso terminerà con la creazione finale di un unico evento dove far convergere le tre singole produzioni, intese quindi come episodi.

Ogni singola tappa (o episodio) sarà un’opera indipendente che svilupperà una vicenda “secondaria”, un particolare, nell’ambito di un argomento di fondo. Verrà affrontata la tematica del conflitto generazionale vissuto sia come individui (incontro e scontro con il presente il passato e il futuro della singola personale intima esistenza), sia come artisti nei confronti della tradizione teatrale e di tutti i suoi movimenti, i suoi limiti e le sue gabbie.

Sarà una battaglia contro il “vecchio che non muore”, non intendendo negare ciò che di sano ha lasciato la vecchia guardia, i maestri, ma quella particolare patina che sembra ricoprire il Teatro in ogni suo tentativo di svecchiamento, quella falsa cultura scolastica e accademica che ancora opprime chi a quest’arte si approccia.

Regia Giordano V. Amato e Eliana Cantone.

Drammaturgia Giordano V. Amato.

Con Eliana Cantone e Gabriele Zunino.

Nel 1914, nel corso della grande guerra, nei territori di confine tra Italia e Austria, il cammino del piccolo Olmo, figlio di un’italiana e di un austriaco, incontra quello di Marta, giovane portatrice.

Marta conosce la prima linea e, come una novella Antigone, seppellisce i poveri corpi abbandonati, a qualunque schieramento appartengano.

Testimonianze vere s’inseriscono su una storia fantastica che ha per centro il rifiuto della guerra e l’eroismo al femminile, ignoto ai più.