In questo suo nuovo progetto Arrogalla rende omaggio alla S’ardmusic, etichetta discografica il cui progetto artistico nasce da una visione identitaria, moderna, consapevole e globale della musica sarda e mediterranea. 
Per celebrare il decennale dell’etichetta, Arrogalla rilegge alcuni dei brani più significativi tratti dal catalogo di S’Ardmusic, alternandoli a registrazioni originali. 
L’approccio ai suoni è quello del dub delle origini, lo stile del disco invece si muove tra bass music, abstract hip hop, ambient e world music.
Sono presenti materiali sonori provenienti dalla produzione di Elena Ledda, Mauro Palmas, Andrea Parodi, Mario Brai e Elva Lutza. 
Vi è la partecipazione del Cuncordu ‘e su Rosariu di Santu Lussurgiu, Gavino Murgia, Giacomo Casti, Gianrico Manca e Alessandro Pintus “DJ Alex P”. 
Anche i luoghi, i paesaggi sonori, sono protagonisti di questo disco, scelti per la loro rilevanza simbolica e timbrica. 
Il lavoro è anche tributo a “Passavamo sulla Terra Leggeri” di Sergio Atzeni, il libro che ha ispirato l’immaginario di S’ardmusic e dal quale sono tratti tutti i titoli di quest’opera. 
L’immaginario visivo del disco, confezionato da Gio Piras, racchiude l’illustrazione di Carolina Melis insieme alle fotografie di Sara Deidda.

 


 

ARROGALLA
Francesco Medda “Arrogalla” è un compositore elettronico e live performer nato a Quartu Sant’Elena nel 1981.Dal 2003 porta avanti Arrogalla, progetto dub che trae ispirazione dalle tradizioni della Sardegna e dai suoi ambienti e paesaggi.
Il suo ultimo disco “Is – S’ardmusic Revisited Vol. 1”, pubblicato da S’ardmusic e distribuito da Egea, attinge dalla produzione world music dell’etichetta (Elena Ledda, Mauro Palmas, Andrea Parodi, Mario Brai, Elva Lutza, Cuncordu ‘e su Rosariu di Santu Lussurgiu, Gavino Murgia) rielaborandola attraverso il linguaggio del dub e della musica contemporanea.

 

Oltre al dub prosegue parallelamente un percorso di ricerca sonora, legato ai paesaggi sonori e alla musica contemporanea.
È il fondatore della associazione label Mime e il co-fondatore dei progetti Malasorti, Baska e Bentesoi.
Ha suonato in tutta Europa ed ha pubblicato materiali sonori per etichette nazionali e internazionali.
Collabora con l’attore e regista Giacomo Casti con il quale ha prodotto numerosi reading concerto tra il progetto discografico “Dub Versus” in collaborazione con il compositore Marcellino Garau pubblicato da Altrove/Zahr.
Ha suonato con la Galata Electroacoustic Orchestra, orchestra mediterranea elettroacustica, con la quale ha partecipato allaBiennale di Venezia; e con #KOI performance di danza contemporanea site specific della regista e performer Chiara Murru (Spazio-T).
Collabora con l’associazione Cherimus e partecipato al programma europeo “Tandem” con il progetto So_Close tra Sardegna e Tunisia.
Fa parte della Compagnia Teatrale Antas.
Collabora più in generale con il mondo del teatro, della fotografia e dell’arte contemporanea.

 

 

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(Valido fino al 8/10/2016)

Trittico sulle idiosincrasie

Con Felice Montervino
Testi di Tiziana Troja e Felice Montervino
Regia di Tiziana Troja e Michela Sale Musio – LucidoSottile
Scenografie e costumi Filippo Grandulli
Luci di Michela Sale Musio e Tiziana Troja
Musica ed elaborazioni elettroacustiche di Francesco Medda “Arrogalla”
Grafica di Daniele Coppi
Una produzione Lucidosottile in collaborazione con BatisferaTeatro

 

“Uno è Trino” è un viaggio in tre atti unici che ha come protagonisti tre uomini che nella loro quotidianità affrontano le loro idiosincrasie. Amedeo, Loris e Vito, individui apparentemente normali, si trovano a vivere e ad agire tra abitudini strangolanti e tic autocostruiti, visioni inquietanti e memorie sconvolgenti, fino a mostrarci la parte più comica delle loro disperate ossessioni.

“Amedeo”
A bordo di un autobus cittadino Amedeo, un uomo innocuo e rassegnato ad una vita incolore, insieme ai passeggeri del mezzo viene preso in ostaggio da un insolito ospite volante: un piccione.
La loro corsa non sarà più la stessa: stress, paure, vecchi rancori, urla, insoddisfazioni quotidiane faranno esplodere il protagonista di questa storia in una divertente e assurda invettiva contro l’intero genere alato.

“Loris”
Una breve e fulminea confessione sul sesso, selvaggiamente ironica e buffa. Un tragico e goffo tentativo di seduzione maschile vira verso l’assurdo e il grottesco, tanto da non permettere al protagonista di costruirsi un legame sentimentale. Loris e la sua tragica e ripetitiva vicenda.

“Vito”

Mangiare non è un piacere, è un vizio. Il mio vizio. La mia necessità. Non voglio essere guardato né amo condividere il mio pasto con alcuno…,

si sfoga il protagonista con sua moglie Rosalia.
Vito è un uomo schivo che vorrebbe vivere isolato, nascosto agli occhi di tutti, per fuggire dalle difficoltà e dalle brutture del mondo. Un uomo “semplice” con una grande e terribile ossessione per il cibo. E una vendetta da consumare.

 

 

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(Valido fino al 8/10/2016)

FROSINI / TIMPANO
Testo, regia e interpretazione / Daniele Timpano Disegno luci / Dario Aggioli e Marco Fumarola Collaborazione artistica / Elvira Frosini Aiuto regia / Alessandra Di Lernia
Oggetti di scena / Francesco Givone Registrazioni, editing audio / Marco Fumarola, Marzio Venuti Mazzi Elaborazioni fotografiche / Stefano Cenci Progetto grafico / Antonello Santarelli
Produzione Frosini/Timpano Con il sostegno di Area 06 In collaborazione con Cité Internationale des Arts, Comune di Parigi Si ringrazia Cantinelle Festival di Biella
Spettacolo vincitore Premio RETE CRITICA 2012
Segnalazione speciale Premio IN – BOX 2012
Spettacolo finalista Premio Ubu 2012 come“migliore novità italiana” Premio NICO GARRONE 2013 per il progetto speciale “Aldo morto 54”

 

Desolato, io non c’ero quando è morto Moro. Aldo è morto senza il mio conforto. Quando Moro è morto, non me ne sono accorto. Era il 9 maggio 1978. Non avevo ancora quattro anni. Ma dov’ero io quel 9 maggio? E cosa facevo? A che pensavo? E soprattutto a voi che ve ne importa? È una cosa importante cosa facevo e che pensavo io a tre anni e mezzo? Aldo è morto, poveraccio. Aldo Moro, lo statista. Cose che capitavano negli anni ’70. Bisognava fare la rivoluzione. Chi? Brigate rosse. Era il 9 maggio del 1978. Brigate rosse, sì. Ma rosse in che senso?

Un attore nato negli anni ’70, che di quegli anni non ha alcun ricordo o memoria personale, partendo dalla vicenda del tragico sequestro di Aldo Moro, trauma epocale che ha segnato la storia della Repubblica italiana, si confronta con l’impatto che questo evento ha avuto nell’immaginario collettivo. In scena, assieme al suo corpo e a pochi oggetti, solo la volontà di affondare fino al collo in una materia spinosa e delicata senza alcuna retorica o pietismo.
Nel 2013, in collaborazione con il Teatro dell’Orologio di Roma e Fondazione Romaeuropa, dallo spettacolo è nato il progetto Aldo morto 54: 54 giorni di repliche dello spettacolo Aldo morto e 54 giorni di autoreclusione di Daniele Timpano in streaming in una cella ricostruita appositamente in teatro. Aldo morto 54 ha vinto il premio Nico Garrone 2013.

 

 

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Regia Francesco Cortoni

con Alessia Cespuglio, Elisa Ranucci, Francesco Cortoni, Marco Fiorentini

costumi La Bottega della Driade

luci Alessio Tanchis

tecnico audio Gabriele Bogi

produzione Pilar Ternera

 

I tre atti unici L’orso, Proposta di Matrimonio e L’anniversario, Ĉechov li definiva “Scherzi”. Questi personaggi altro non sono se non delle burle, figure a metà che suscitano la risata perché privi di sfumature.

Sono in bianco e nero, incapaci di attingere alla tavolozza dei grandi sentimenti che li potrebbe trarre in salvo. In fin dei conti, ci fanno ridere perché sono incapaci di comunicare, di capire quello che capita, di governare la propria vita e fargli prendere una piega diversa. In questa assoluta incapacità c’è, tuttavia, una condizione contemporanea e attuale che vale la pena indagare a piene mani e che ce li fa affrontare con un po’ di inquietudine. E se fossimo noi personaggi a metà e in bianco e nero? Allora chi avrebbe il coraggio ancora di scherzare?
Lo spettacolo ha debuttato a marzo 2016 all’interno della rassegna Teatri di Confine della Fondazione Toscana Spettacolo.

 

 

 

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Burattinaio Tonino Murru
Burattini/scene e costumi  Donatella Pau
Testo Elisabetta Pau
Produzione IS MASCAREDDAS

 

La morte, storico personaggio  e protagonista del teatro di burattini, è in casa sua e fa le pulizie….
Dialoga col pubblico sul suo lavoro e disquisisce sul valore della vita e della morte……
Sarcastica e irriverente piece nata sul testo di Betty Pau scritto appositamente per il personaggio conosciuto precedentemente.

 

 

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2° capitolo di “TUTTO È BENE QUEL CHE FINISCE”

di e con Roberto Scappin e Paola Vannoni
produzione quotidiana.com in coproduzione con Armunia
con il sostegno di Regione Emilia Romagna
in collaborazione con Istituzione Musica Teatro Eventi Comune di Rimini

“Io muoio e tu mangi!” è il rimprovero rivolto al figlio dal padre morente. Una riflessione affilata e malinconica sulla necessità di sollecitare una pietas collettiva che rinunci alla ferita dell’agonia, assecondando la richiesta di una dolce morte. Ma è anche un’improbabile viaggio dall’Empireo alla Diaccia, attraverso le gerarchie che posizionano prediletti e reietti, nonostante si predichi che il perdono è assicurato per tutti.
Le quotidiane visite di una figlia al padre morente. Al ritorno lei trova ad attenderla il compagno che cattura con la videocamera il resoconto di un’altra giornata in geriatria.
Le infermiere, le caposala, i pazienti assumono volti e modi grotteschi; il delirio di quelle stanze ha contagiato il personale o è forse accaduto il contrario?
Se la fine non è degna di essere raccontata allora anche la vita perde di senso.

 

 

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(Valido fino al 8/10/2016)

Il 21 e il 22 Ottobre si tiene la X edizione di Marosi di mutezza – Teatri in via d’estinzione.

Due giornate di 4 appuntamenti ciascuna a partire dalle 18:30 presso il Teatro Ferroviario di Sassari, in Corso Vico 14.

Gli aperitivi alle 19:30 saranno a cura del negozio biologico “Fraula” (Fraula Bio) .

 

Ingresso intera serata: 12 euro (con aperitivo compreso)
Ingresso dalle h.21: 10 euro

 

Le serate si articoleranno nel teatro e nello spazio esterno.

 

VI ASPETTIAMO!

 

Vedi il programma.

 

Pagina facebook dell’evento.

di Michele Crestacci / Alessandro Brucioni
con Michele Crestacci regia Alessandro Brucioni
collaborazione alla scrittura acustica Giacomo Masoni
ispirato al romanzo di Edmondo De Amicis

 

C’è un processo migratorio che sembra non arrestarsi. Un carico di sangue italiano rubato come scrive De Amicis. Un piroscafo, la rotta transatlantica, 21 giorni, 1.600 persone, la terza classe stivata di emigranti, l’attraversamento dell’equatore, il vento e lo sbarco nel nuovo mondo. Un diario di bordo. Una conversazione interiore drammatica. Nello sguardo di un narratore le vicende all’interno del ventre del Galileo assumono connotati umoristici, poetici e drammatici. Un racconto sui percorsi che in certe condizioni l’uomo è costretto a seguire. Qualcosa che riguarda la forza e l’amore. Qualcosa che riguarda la violenza e l’attraversamento dei propri confini. Una piazza nel mezzo di uno sconfinato mare, un mondo fatto di piccole cose in una vastità di storie, dove le opportunità sono sempre altrove.

È la condizione di chi emigra, per scelta o per costrizione, cercare “un nuovo mondo”.

Siamo immersi tutti in uno stesso oceano. Nella stessa ricerca.

 

regia Angelo Trofa
testo Valentina Fadda e Angelo Trofa
con Valentina Fadda, Felice Montervino e Vanessa Podda.

 

Cos’è la lingua di vitello?
Una metafora? Un simbolo? Una risposta? Un piatto della tradizione culinaria?
Forse é tutto. Forse é niente. La lingua di vitello é l’unico fulcro di questo spettacolo inevitabilmente frammentario, un centro gravitazionale, una speranza unificatrice, una domanda che aspetta di essere ben formulata, una risposta in arrivo. Tre individui indefiniti, in uno spazio indefinito, sono in attesa che venga apparecchiata la cena e in scena danno vita a numerose storie assurde e grottesche, frammenti di altre realtà. Un improbabile trasmissione televisiva, un dramma campestre, una favola allegorica: sono alcune delle scene rappresentate nello spettacolo che hanno come unico scopo quello di attendere e cercare il senso ed il sollievo dall’epifania della misteriosa lingua di vitello. Lingua di vitello é una girandola di situazioni in cui il sorriso si frantuma, come riflesso in uno specchio rotto, lasciando spazio ad una svagata inquietudine, all’incertezza, alla sensazione di aver perso qualcosa, di non aver ascoltato la risposta o di non aver capito la domanda.

Ester Formosa: voce
Nico Casu: trombe, voce
Gianluca Dessì: chitarra, mandola, oud

 

La cantante e attrice catalana Ester Formosa dapprima attrice di teatro, vincitrice di numerosi premi e riconoscimenti, a partire dagli anni ’90 si distingue per la sua attività di cantante in lingua catalana, divenendo una delle più importanti interpreti della nuova cançò catalana.

Durante la serata presenterà anche anche brani dal repertorio degli ebrei Sefarditi in lingua giudaico-spagnola, oltre ad alcuni brani dal repertorio folk sardo.