di e con Roberto Scappin, Paola Vannoni
produzione quitidiana.com, Kilowatt festival Sansepolcro, Provincia di Rimini
Secondo capitolo della trilogia dell’inesistente.
Il primo, Tragedia tutta esteriore, alle prese con una vendetta;
il secondo, dal titolo “Sembra ma non soffro”, si confronta con l’attesa e l’estraneità; il terzo, Grattati e Vinci, si proporrà lo scrivere e il produrre attraverso i mezzi stessi dell’impotenza.
“Sembra ma non soffro” non si propone di indagare il dolore, ma di trattare l’indecenza del dolore, così come è indecente dire il dolore. Così indicibile da voler ostinatamente essere detto. Esiste un dolore reale? quello che rifiuta di essere detto?
L’estraneità e l’attesa di “Sembra ma non soffro” non rappresentano antidoti al dolore, sono semmai una degenerazione della sofferenza, tanto che nulla sembrerebbe legare le due figure in scena al tema che le ha scaturite, nulla tranne essi stessi, posti su due inginocchiatoi ma con niente di cui pentirsi né qualcuno a cui rivolgere una preghiera.
– Come figure incasellate nella striscia di un fumetto, aspiriamo a un altrove e ci dibattiamo come sbavature di un disegno nel recinto angusto della vignetta. –